Italiano: "Nel ritratto del Doge Domenico Negrone l’esaltazione del ruolo ottenuto dal personaggio è affidata non solo alla fierezza conferita ai tratti del volto, ma soprattutto alla presenza degli attributi iconografici tipicamente legati alla più alta carica nell’ambito della Repubblica genovese, ossia il robbone rosso - di cui il pittore è riuscito a rendere la consistenza del tessuto attraverso validi effetti di cangiantismo - la corona, lo scettro e il manto con l’ermellino, elementi accuratamente descritti dal maestro genovese alla destra del personaggio. Sul retro dell’effigiato il pittore ha inserito un’immagine della Giustizia. Il dipinto, correttamente attribuito in anni recenti dopo la sua riscoperta al pennello del pittore Domenico Parodi (Genova, 1670-1742) per la valenza del segno pittorico e la raffinata stesura di ogni componente, celebra con assoluta eleganza il ruolo raggiunto dal nobile genovese, eletto doge della Repubblica nell’ottobre 1723, con incoronazione avvenuta nel gennaio seguente (P. Boccardo in Il Palazzo Pallavicino e le sue collezioni, a cura di P. Boccardo, A. Orlando, Torino 2009, p. 145, scheda I.50). L’opera, oltre a costituire un importante documento figurativo legato alle vicende storiche della Repubblica genovese, nell’ambito della quale Domenico Negrone ottenne numerosi incarichi sino a giungere a ricoprire la carica più importante, si configura nel contempo come notevole testimonianza della produzione ritrattistica di Domenico Parodi, con particolare riferimento agli anni Venti del XVIII secolo, come conferma l’elevata qualità del segno pittorico, mai banale e sapientemente utilizzato per dare forma a un’immagine di forte impatto celebrativo e lussuosa eleganza". [1]